Threepercenter
23-04-2009, 13:59
Mi trovavo sulla strada verso Tamanrasset, Algeria del Sud, quando parlando di viaggi e di piccole e grandi imprese con la mia guida, venne fuori il nome di Manuel Rumi.
Avevo in mano la mia carta Michelin, tutta stropicciata e sporca e come al solito la mia fantasia volava tra i nomi, le piccole linee tratteggiate e gli immensi spazi gialli e bianchi della mappa.
- Moussa, vedo qui che ci sarebbe anche un'altra strada che ci consentirebbe di arrivare a Tamanrasset.
Questa qui, che si addentra nell'Erg Orientale dopo Touggourt e passando per Bordj Omar Driss e imboccando successivamente la pista di Amguid, si ricongiunge proprio dove siamo noi, a In-Ecker, sulla Transahariana.-
Moussa abbozzò e mentre sorseggiava il suo tè verde, disse:
- E' una strada che diventa pista e si insabbia molto spesso. Non so se con la tua moto ce la faresti. Vedi, proprio qui passa vicino alle dune del Tiffernine, le più grandi dune del deserto del Sahara.-
Ero stato subito affascinato da queste poche parole e continuavo ad osservare la carta.
- Capisco, Moussa. Tra l'altro vedo che qui la pista per Amguid si biforca e volgendo verso sud est diventa una piccola pista militare che giunge a Illizi.
Quest'ultima mi sembra veramente bastarda come pista: tutta all'interno del Tiffernine e dell'Erg Issauane.
Accidenti, chissà in che condizioni sarà...-
E Moussa a quel punto, iniziò a raccontarmi la storia di Manuel Rumi, perchè sembrava che qualcosa si fosse collegato, nello spazio infinito del tempo e del deserto, tra due motociclisti, che a distanza di vent'anni, laggiù in Algeria, erano stati colpiti dalla misteriosa pista di Illizi.
Proprio ventanni fa, caro Roberto, un ragazzo di 27 anni che amava la moto e il deserto, rimase affascinato come te da quella pista.
Non era uno sprovveduto e non aveva una Harley, bensì un Tenerè, con cui aveva già fatto molta strada in Tunisia e Marocco. Amava l'Africa e i deserti e aveva il cuore pieno di sogni.
Partì da Como a fine luglio dell'89, con lo scopo di attraversare il Sahara e giungere a Lomè.
Con lui c'era Renato, un amico che però per un problema di visto (aveva il passaporto canadese), fu bloccato alla dogana algerina e rimandato indietro a Tunisi.
I due amici si accordarono per rivedersi a Tamanrasset, ma già qualcosa aveva incominciato ad andare storto.
Manuel ricordava di aver incontrato degli Italiani sul traghetto Habib, (Genova - Tunisi) che avevano un programma similare, e contava di raggiungerli: ma avevano già un paio di giorni di vantaggio.
Fu così che Manuel, con un po' di batticuore, affrontò l'immensa Algeria da solo, dirigendosi verso Bordji Omar Driss.
Lungo il tragitto fece amicizia con un tedesco che guidava una pesante BMW R80 G/s.
Decisero di fare un pezzo di strada insieme: Bert Wherehen, questo era il suo nome, aveva in mente di raggiungere Tamanrasset attraverso la pista di Amguid, mentre Manuel continuava a pensare alle grandi dune del Tiffernine.
Per due volte Manuel chiese al tedesco in che stato fosse quella pista, e Bert gli rispose che non era in buone condizioni.
Poco prima di imboccare la pista per Amguid, a "Les 4 Chemins", i due motociclisti fecero campo e si prepararono alla loro traversata.
Anche due motociclisti francesi che facevano la stessa strada, si accordarono con loro per partire insieme la mattina dopo.
Ma il destino non era della stessa idea.
Il mattino successivo alle sei, quando sul deserto l'alba fa capolino e porta un po' di tepore dopo una notte di gelo, visto che i francesi non si erano presentati, Bert e Manuel partirono verso Amguid.
La pista è piuttosto facile da seguire: grosse carreggiate la tracciano abbastanza chiaramente ed è percorsa da camion con una certa frequenza.
Bert che con la sua pesante BMW R80 temeva un insabbiamento, si era spostato sulla destra della pista e procedeva su un tratto di sabbia dura ma che si alzava impercettibilmente. All'improvviso gli mancò la terra sotto le ruote e la moto fece un volo di due metri prima di cadere rovinosamente.
Bert si rialzò miracolosamente incolume, ma la BMW si era aperta in due: la caduta aveva piegato la forcella ed il guasto non era riparabile sul posto.
I due motociclisti capirono che il viaggio per Bert era finito e aspettarono con pazienza che un camion accettasse di caricare la moto per riportarla presso un centro abitato.
Nell'attesa passarono due camion nella direzione di Amguid e due in senso opposto. Tra l'altro anche i francesi sarebbero ancora dovuti passare, quindi Bert non si preoccupo' eccessivamente quando Manuel gli disse che avrebbe continuato da solo verso Amguid.
I due motociclisti si salutarono e Bert passò a Manuel la sua acqua, la benzina e le sue cartine che erano più dettagliate.
Manuel partì in direzione di Amguid e da quel momento in avanti, nessuno sa più nulla di ciò che veramente gli successe.
Qualche tempo dopo un altro motociclista tedesco, Ralph Wortmann, che si trovava a passare per la piccola pista che attraversa il Tiffernine, vide una Tenerè rossa e bianca ferma sul cavalletto, con uno zainetto viola appoggiato in terra vicino alla ruota.
Sulla moto c'erano ancora acqua e benzina e la moto si trovava vicino a una "balise" cioè una pietra miliare usata nel deserto per segnare una pista.
La pista era quella verso Illizi, quella piccola pista assai poco frequentata, che forse Manuel aveva sempre voluto fare sin dall'inizio.
Il corpo di Manuel era nei pressi della moto che, come si seppe, aveva avuto un guasto.
Gli mancavano poco più di cento chilometri per arrivare a Illizi.
Laggiù nel Sahara, a fianco della pista
che si perde nell'infinito,
ci sono piccoli monumenti,
testimoniano il passaggio dell'uomo.
Sono piccole cose abbandonate:
un pezzo di lamiere contorta;
una scatola arrugginita, un bidone,
un copertone rotto di auto o di camion.
Qua e là affiorano dalla rosata sabbia
piccoli cespugli verdi e fanno loro corona.
Io vado ai Quattro Camini con Vittorio
per posare, all'inizio della pista
che porta ad Illizi, una piccola targa.
Viandante che un giorno passerai da quelle parti,
vedrai luccicare un pezzo d'acciaio
fra lamiere contorte, scatole arrugginite,
bidoni e pezzi di coperture d'auto.
Tu non ci farai caso, ma su quel rettangolo
d'acciaio c'è scritto il nome di un ragazzo, il mio,
che si è fermato lì per salire in cielo
ad ammirare il deserto che tanto amava.
Mario Rumi, papà di Manuel
Mario Rumi, per ricordare l'amore che Manuel aveva verso questa terra, ha creato una fondazione che si prefigge di costruire pozzi d'acqua nell'africa sahariana e sub-sahariana
Queste sono le coordinate della "Fondazione Manuel Rumi"
22030 - Lipomo (COMO) - Via Cadorna, 104
Tel. Fax - 031 555472
E.Mail - info@manuelrumi.org
C/C postale 17591223
http://www.piccdrop.com/images/1240491343.jpg
http://www.piccdrop.com/images/1240491407.jpg
Avevo in mano la mia carta Michelin, tutta stropicciata e sporca e come al solito la mia fantasia volava tra i nomi, le piccole linee tratteggiate e gli immensi spazi gialli e bianchi della mappa.
- Moussa, vedo qui che ci sarebbe anche un'altra strada che ci consentirebbe di arrivare a Tamanrasset.
Questa qui, che si addentra nell'Erg Orientale dopo Touggourt e passando per Bordj Omar Driss e imboccando successivamente la pista di Amguid, si ricongiunge proprio dove siamo noi, a In-Ecker, sulla Transahariana.-
Moussa abbozzò e mentre sorseggiava il suo tè verde, disse:
- E' una strada che diventa pista e si insabbia molto spesso. Non so se con la tua moto ce la faresti. Vedi, proprio qui passa vicino alle dune del Tiffernine, le più grandi dune del deserto del Sahara.-
Ero stato subito affascinato da queste poche parole e continuavo ad osservare la carta.
- Capisco, Moussa. Tra l'altro vedo che qui la pista per Amguid si biforca e volgendo verso sud est diventa una piccola pista militare che giunge a Illizi.
Quest'ultima mi sembra veramente bastarda come pista: tutta all'interno del Tiffernine e dell'Erg Issauane.
Accidenti, chissà in che condizioni sarà...-
E Moussa a quel punto, iniziò a raccontarmi la storia di Manuel Rumi, perchè sembrava che qualcosa si fosse collegato, nello spazio infinito del tempo e del deserto, tra due motociclisti, che a distanza di vent'anni, laggiù in Algeria, erano stati colpiti dalla misteriosa pista di Illizi.
Proprio ventanni fa, caro Roberto, un ragazzo di 27 anni che amava la moto e il deserto, rimase affascinato come te da quella pista.
Non era uno sprovveduto e non aveva una Harley, bensì un Tenerè, con cui aveva già fatto molta strada in Tunisia e Marocco. Amava l'Africa e i deserti e aveva il cuore pieno di sogni.
Partì da Como a fine luglio dell'89, con lo scopo di attraversare il Sahara e giungere a Lomè.
Con lui c'era Renato, un amico che però per un problema di visto (aveva il passaporto canadese), fu bloccato alla dogana algerina e rimandato indietro a Tunisi.
I due amici si accordarono per rivedersi a Tamanrasset, ma già qualcosa aveva incominciato ad andare storto.
Manuel ricordava di aver incontrato degli Italiani sul traghetto Habib, (Genova - Tunisi) che avevano un programma similare, e contava di raggiungerli: ma avevano già un paio di giorni di vantaggio.
Fu così che Manuel, con un po' di batticuore, affrontò l'immensa Algeria da solo, dirigendosi verso Bordji Omar Driss.
Lungo il tragitto fece amicizia con un tedesco che guidava una pesante BMW R80 G/s.
Decisero di fare un pezzo di strada insieme: Bert Wherehen, questo era il suo nome, aveva in mente di raggiungere Tamanrasset attraverso la pista di Amguid, mentre Manuel continuava a pensare alle grandi dune del Tiffernine.
Per due volte Manuel chiese al tedesco in che stato fosse quella pista, e Bert gli rispose che non era in buone condizioni.
Poco prima di imboccare la pista per Amguid, a "Les 4 Chemins", i due motociclisti fecero campo e si prepararono alla loro traversata.
Anche due motociclisti francesi che facevano la stessa strada, si accordarono con loro per partire insieme la mattina dopo.
Ma il destino non era della stessa idea.
Il mattino successivo alle sei, quando sul deserto l'alba fa capolino e porta un po' di tepore dopo una notte di gelo, visto che i francesi non si erano presentati, Bert e Manuel partirono verso Amguid.
La pista è piuttosto facile da seguire: grosse carreggiate la tracciano abbastanza chiaramente ed è percorsa da camion con una certa frequenza.
Bert che con la sua pesante BMW R80 temeva un insabbiamento, si era spostato sulla destra della pista e procedeva su un tratto di sabbia dura ma che si alzava impercettibilmente. All'improvviso gli mancò la terra sotto le ruote e la moto fece un volo di due metri prima di cadere rovinosamente.
Bert si rialzò miracolosamente incolume, ma la BMW si era aperta in due: la caduta aveva piegato la forcella ed il guasto non era riparabile sul posto.
I due motociclisti capirono che il viaggio per Bert era finito e aspettarono con pazienza che un camion accettasse di caricare la moto per riportarla presso un centro abitato.
Nell'attesa passarono due camion nella direzione di Amguid e due in senso opposto. Tra l'altro anche i francesi sarebbero ancora dovuti passare, quindi Bert non si preoccupo' eccessivamente quando Manuel gli disse che avrebbe continuato da solo verso Amguid.
I due motociclisti si salutarono e Bert passò a Manuel la sua acqua, la benzina e le sue cartine che erano più dettagliate.
Manuel partì in direzione di Amguid e da quel momento in avanti, nessuno sa più nulla di ciò che veramente gli successe.
Qualche tempo dopo un altro motociclista tedesco, Ralph Wortmann, che si trovava a passare per la piccola pista che attraversa il Tiffernine, vide una Tenerè rossa e bianca ferma sul cavalletto, con uno zainetto viola appoggiato in terra vicino alla ruota.
Sulla moto c'erano ancora acqua e benzina e la moto si trovava vicino a una "balise" cioè una pietra miliare usata nel deserto per segnare una pista.
La pista era quella verso Illizi, quella piccola pista assai poco frequentata, che forse Manuel aveva sempre voluto fare sin dall'inizio.
Il corpo di Manuel era nei pressi della moto che, come si seppe, aveva avuto un guasto.
Gli mancavano poco più di cento chilometri per arrivare a Illizi.
Laggiù nel Sahara, a fianco della pista
che si perde nell'infinito,
ci sono piccoli monumenti,
testimoniano il passaggio dell'uomo.
Sono piccole cose abbandonate:
un pezzo di lamiere contorta;
una scatola arrugginita, un bidone,
un copertone rotto di auto o di camion.
Qua e là affiorano dalla rosata sabbia
piccoli cespugli verdi e fanno loro corona.
Io vado ai Quattro Camini con Vittorio
per posare, all'inizio della pista
che porta ad Illizi, una piccola targa.
Viandante che un giorno passerai da quelle parti,
vedrai luccicare un pezzo d'acciaio
fra lamiere contorte, scatole arrugginite,
bidoni e pezzi di coperture d'auto.
Tu non ci farai caso, ma su quel rettangolo
d'acciaio c'è scritto il nome di un ragazzo, il mio,
che si è fermato lì per salire in cielo
ad ammirare il deserto che tanto amava.
Mario Rumi, papà di Manuel
Mario Rumi, per ricordare l'amore che Manuel aveva verso questa terra, ha creato una fondazione che si prefigge di costruire pozzi d'acqua nell'africa sahariana e sub-sahariana
Queste sono le coordinate della "Fondazione Manuel Rumi"
22030 - Lipomo (COMO) - Via Cadorna, 104
Tel. Fax - 031 555472
E.Mail - info@manuelrumi.org
C/C postale 17591223
http://www.piccdrop.com/images/1240491343.jpg
http://www.piccdrop.com/images/1240491407.jpg