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Visualizza Versione Completa : [OT - L' angolo del concertino] Brian Jonestown Massacre - Kylesa - Link Protrudi & the Jaymen



Les Paul
03-05-2010, 15:17
C' è la fila fuori dal Covo (locale delizioso tra l' altro). Riusciamo ad entrare dopo una quindicina di minuti e 5 persone 5 dopo di noi i cancelli si chiudono. Ritardavamo di 5 minuti (cosa che tra Verona e Bologna è plausibile) ed eravamo fuori! "Tutto Esaurito" per l' unica data dei Brian Jonestown Massacre in Italia.
Locale zeppo, zeppo e fumoso. I nostri arrivano facendosi largo tra la folla per raggiungere il palco: il backstage non è, infatti, dietro il palco. Era da tempo che non vedevo un gruppo così numeroso su un palco così piccolo. Quattro chitarre, tastiere, basso e batteria più un simil Village People, tal Joel Gion, che pare capitato lì per caso. Ed un fiume di Blackface: 2 Super reverb e 2 Twin.

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Devo dire che delle 4 chitarre solo le 2 estreme (quelle con i Twin) sono distinguibili. Gli altri potrebbero far finta di suonare. Il che non sarebbe del tutto alieno alla logica dei BJM. Da vent' anni sul mercato, adorati da una, non esuberante, schiera di sfegatati fans, non hanno mai percorso una definita strada. Sono più di 30 i musicisti che si sono avvicendati in questi anni nel gruppo. Ma è lui il vero padre padrone. E' l' unico che ha la scaletta con i brani e che indica ai suoi pard come procedere. Anzi a volte non interrompe neppure tra un brano e l' altro di suonare, mentre i suoi compagni si fanno un Jack Daniel o una paglia nella pausa tra due brani.
Lui è Anton Newcombe, l' ennesimo maledetto del rock.

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Canta e con le sue Gretsch e Vox evoca un universo psichedelico che riporta dritti dritti agli anni '60, a quel, ma non solo, Brian Jones che troneggia, oltre che nel nome, sulla cassa della batteria. Una musica semplice (molto spesso mi, la, re, sol) ma che nelle sue mani si dipana in un lungo filo dove non capisci più chi abbia influenzato i BJM e chi loro abbiano influenzato. Per questi ultimi, due esempi: Black Rebel Motorcyle Club (sì quelli del Selvaggio) e Warlock: nati da due transfughi dei BJM rappresentano due delle facce delle gruppo. Dalla melodia tipica '60 (Donovan, perchè no) dei BRMC alle lunghe fughe dei Warlock (Paul Kantner e compagni).
Splendide poi le chitarre di Frankie Emerson e Ricky Maymi

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Una 345 walnut ed una 335-12 cherry veramente sixties vista l' assenza del tune-o-matic. Devo dire che la 345 era assolutamente inudibile mentre Ricky si destreggiava anche in assoli con la sua 335.
Ogni tanto anche il gagliardo Joel fa sentire la sua voce. In realtà è davvero una presenza misterica. Si limita per lo più a far smorfie colorite mentre agita senza un senso comune maracas e tamburello.

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Oltre alle smorfie di Joel, ben poche sono le interazioni con il pubblico, come se stessero suonando nella loro cantina. Dopo 90 minuti lasciano il palco tra le ovazioni. Cerco di parlare con un Anton fradicio di sudore ma si infila per l' uscita di sicurezza e scompare. Peccato.

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Al Bloom di Mezzago ci vado tre quattro volte l' anno, ed ogni volta sbaglio strada. Adesso mi pare di avere trovato la traversa giusta ma aspetto a cantare vittoria. Appena entrati salgono sul palco le milanesi Agatha.

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Un ex trio femminile ora senza chitarra. Basso e batteria e via così. Pamela suona con due testate diverse: una Trace Eliott via Big Muff ed una Randall via Super Distortion. Facile immaginare il genere: Lighting Bolt et similia. Grande entusiasmo della batterista che picchia i suoi tamburi come e più del più rozzo drummer colombiano. Un magma sonoro che fa vibrare anche i jeans sulle gambe. Non male per chi apprezza il genere.

Rapido cambio palco ed è la volta degli americani Dark Castle. Anche qui un duo: batteria e chitarra, di gran moda ultimamente. Ma non pensate ai White Stripe, nemmeno ai nostrani e bravissimi Mojomatics.

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Chi agita la Flyng V e che la accompagna con un cantato growl non altri è che una signorina, Stevie piacente anche.

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Dietro un signore barbuto fa un gran rumore ai tamburi. Devo dire che non apprezzo molto questo genere, dai SunnO))))) agli Sleep e roba simile.

Infatti sono qui per il gruppo che dopo una mezz' oretta prende posto sul palco.

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Grande attenzione nel montare gli strumenti: collegamento a quattro cavi nel send-return di un Orange Thunderverb. Panico iniziale: non si sente nulla. Pigia un po' tutti i pedali. Nulla. Stacca e riattacca tutto. Niente. Sguardo perso. Si avvicina il bassista: l' ampli era in stand-by! Ed allora la nostra Laura diventa inarrestabile.

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Preciso il tapping su Only one grazie anche all' ottimo compressore Fulltone OCD. Al canto si alternano lei e l' altro chitarrista cantante Phillip Cope mentre i riff piovono neri come pece. La loro è una musica che attraversa tutti i sottogeneri nel metal moderno e del post hardcore. I due batteristi creano un tappeto sonoro davvero avvincente. In alcuni parti raddoppiano i pattern per differenziarli in altri brani. Mentre lo scatenato (ma con i tappi arancioni!) Corey Barhorst è alle prese con uno splendido Precision tutto sverniciato.

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Come al solito aspetto la fine del concerto per scambiare qualche parola con ragazzi. Vorrei parlare con Philip, che seguo dai tempi dei Damad ma non si fa fa vedere. Ed allora mi consolo con Laura

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Bel gruppo. L' anno scorso hanno girato gli USA con i Mastodon. Sono meno accessibili ma, chissà, speriamo che anche a loro arrida un po' del successo che oggi, finalmente, tocca a Brent e compagni.

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A Vicenza c' è un locale, piccolino, che sta prendendo sempre più quota. Vi ho visto i Karma to Burn, ci ho perso i Church of Misery ma non posso perdere la visita al Sabotage quando viene lui.
Ignoto gruppo di apertura, tali Lana Satana, con una bonazzetta al Vox. Musicalmente imbarazzante: non sa cantare e neppure suonare. Sbaglia i tempi.

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La loro offerta sembra un incrocio tra musica indiana e beat anni '60. Sarebbe forse anche bella se fosse suonata decentemente, cosa che non accade. Il palco è però dominato da un oscura presenza. Le foto non rendono giustizia dell' ipnotica presenza del misterioso bassista.

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Vestito in maniera impeccabile è lui che cerca di coprire gli errori della sua pupa ringraziando con voce suadente il gentile pubblico. Magnetico, impossibile da dimenticare. Chi sarà, mi domando, uno così che si mischia con questa paccottiglia. Il sospetto mi sovviene. E' lui: uno che se ne frega delle regole sulle patch dei giubbotti. Altro che quei parvenu dei Black Label Society.

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La bandiera dei Fuzztones è trenta anni che sventola sui palchi di tutto il mondo. E lui ne è l' alfiere, lui è Rudi "Link" Protrudi.

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Immarcescibile anche sotto lo pseudonimo di Link Protrudi & The Jaymen. Una reincarnazione dedita al surf, al rock'n' roll puro e duro dei '50-'60, al vero "uomo in nero" Link Wray. Inarrestabile Link/Rudi anche quando alla sua Gretsch si rompe il mi cantino. Continua l' assolo come se nulla fosse.

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Alla lunga appiono sicuramente ripetitivi ma i trenta anni di gavetta sui palchi del nostro rendono lo spettacolo sempre "vivo". Non si risparmia Rudi concludendo con un' immancabile versione di Rumble del succitato Wray.

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Forse non conosce altro mondo che la strada se alla sua non più giovane età è lì che bazzica oscuri locali padani. Ma questo non è altro che uno dei piccoli grandi attori che recitano quell' immenso spettacolo che chiamiamo rock 'n' roll.

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:ylsuper:

willieroero
03-05-2010, 15:32
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ForPao
03-05-2010, 15:36
Grande Paoletto!!! Certo che hai del coraggio a farti sempre la foto con il più bagnato di tutti!
:ok::happy5: