GiPe
03-06-2004, 16:59
E' un altro calcio, un gioco a cui non siamo abituati più. In Brasile il pallone é una divinitÃ* rispettata e da rispettare, la selecao é un tempio e i suoi elementi sono sacre statue da sfiorare per i buoni auspici. La storia é straordinaria: per assistere agli allenamenti del Brasile si deve pagare il biglietto. Quasi i palleggi di Ronaldo e Ronaldinho e gli schemi su calcio d'angolo siano una partita vera, uno spettacolo degno di essere osservato quanto e più il match canonico della domenica. Fanno la fila i ragazzini per entrare, nonostante la povertÃ*, nonostante lì, intorno all'impianto Mineirao dove si allenano i fenomeni carioca, la vita non sia affatto facile: loro il biglietto lo pagano comunque volentieri. Il biglietto é un sacco di riso, un piatto di cibo, qualsiasi cosa commestibile. Questo il dazio da pagare, la tassa, il lasciapassare: beneficenza, mica soprusi. Quei beni, poi, fanno il giro del mondo, arrivano nelle mani dei più bisognosi, qualche volta tornano indietro, perchè lì non é che si navighi nell'oro. Così funziona in Brasile, dove il calcio ancora resiste senza giacca e cravatta, senza grandi parole e immantenibili promesse: ce n'erano più di trentamila fra ragazzini e adulti a guardare la nazionale allenarsi prima del match con l'Argentina. Trentamila teste sugli spalti: una partita di cartello della Juventus, qui in Italia, ne fa molti di meno; un tipico derby del cuore di italica tradizione fa molto meno bene, se non ai contratti pubblicitari delle televisioni che li trasmettono. Decine di tonnellate di cibo raccolte così, sotto il sole, per vedere i propri beniamini palleggiare. Nulla di più, solo sorrisi nella polvere.