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Visualizza Versione Completa : Domenica di *****.



Selvadac
28-02-2005, 21:39
Una domenica blanda, quasi lenta,. Non sarÃ* l?ultima: io adoro le domeniche lente, soprattutto se il giorno dopo ho praticamente nulla da fare.
Non ho resistito e ho fatto colazione con la caffeina solubile in bicchiere e fettona di torta al cocco. Il tutto ampiamente spruzzato di panna spray. Adorabile.
Da bambino feci indigestione (o quel che fu) di panna montata. Per anni non riuscii più a mangiarne senza provare una senzazione di nuasea immediata. Ora, col tempo che calma l?angoscia, mi concedo due o tre scappatelle all?anno con una bomboletta di soffice panna zuccherata.
Ho dato un?occhiatina al blog e alle notizie. Interessante notare che ormai avvio prima di tutto l?aggregatore con il quale seguo parte della blogosfera che, appunto, seguo. La posta e il resto viene spesso dopo. Ho il desiderio almeno di vedere quali blog sono stati aggiornati dall?ultimo mio giro. La posta, poi, di domenica non è certo il mio primo pensiero. Gli altri giorni è un pochino diverso.
Siamo stati a pranzo da mia suocera. Altra botta di calorie e grassi ai nostri sazi pancini di coppietta stagionata.
Il sole splendeva meraviglioso. Non avessi avuto il maglioncione pesante, in auto quasi avrei potuto dire di essere all?inizio della primavera. E così rimuginavo ripensando a cosa mi riserverÃ* la prossima primavera, cercando di ricordare questo splendido post di Mardin guidando dopo pranzo per andare a trovare mia madre.

Arrivo al cancello e suono il citofono. Aspetto un tempo indefinito. È un momento che detesto. Ho suonato e ormai non posso andarmene inventando una scusa e al tempo stesso sento una vocina interstadita a urlarmi di non entrare. Questo accade ogni volta. Mi sono abituato, ma nonè piacevole.
Entro. Chiudo il cancelletto. Sei passi, porta a vetri. Entro. Saletta, bar, corridoio e finalmente il salone.
Mia madre è seduta sotto il televisore appeso alla parete accanto alle porte che danno sul giardino. È appena finito il telegiornale. Mi vede, si alza di scatto e mi viene incontro saltellante.
Vedo che ha lasciato parte dei suoi denti in camera, mi dice d?essere diventata sorda da un orecchio, che ci vede proprio male e che la sbobba che le danno è immangiabile. La mia vocina mi sussurra un telavevodetto veramente odioso.
Saliamo nel salotto al piano di sopra. A metÃ* delle scale si accorge della borsina di plastica con i biscotti. Me la strappa quasi di mano e poi si fionda rapida a nasconderla in camera. Torna senza la borsina vuota. Dovrei mugugnare per farmela restituire in modo da non lasciarle un possibile strumento per atti di potenziale autolesionismo. Lascio perdere.
Mi chiede di me. Le racconto un po? di storie divertenti e bizzarre, tanto per darle dei simpatici imput emotivi. Raccontarle che ho fatto colazione e che poi sono andato a mangiare dalla suocera non mi sembra poi tanto indicato come racconto. Oltretutto non le ho ancora detto d?essermi sposato nel frattempo di questi anni, per lei immobilizzati com?erano prima dalla speranza.
Poi le chiedo se ha sentito del maremoto. Ha sentito, ma non le interessa. Mi chiede se ho notato che i mucchietti di neve sono quasi sciolti. La interessa molto la neve. La neve è sua nemica. Impedisce a suo figlio di raggiungerla e per questo non la sopporta.
Guardo fuori dalle finestre il cielo azzurro e i muri della casa di fronte innondati di sole. Mi aggrappo all?idea di primavera parlando attento a quel che dico ben più del solito mio ciarlare a vuoto.
Entra un signore visibilmente fuori di biglia (non è un termine medico, ma rende bene l?aspetto esteriore di quella persona senza che voglia io metterlo in cattiva luce). Mia madre mi accenna di stare zitto. Fischietta il tizio, mentre rovista nel posacenere alla ricerca di un mozzicone ancora fumabile. Mi chiedo se sia a norma una struttura come questa, riservata a persone con la testa fuori norma, che non è dotata di una sala fumatori adeguatamente attrezzata. Però le sigarette sono rigidamente distribuite a determinati orari e solo a coloro dotati di un permesso a fumare firmato dai parenti. Aiuta a far passare il tempo.
Quando il tizio esce, resto in silenzio. Anche mia madre.
Mi chiede quando torno. Non penso mai a quando ritornerò da lei sino a quando non me lo chiede. E le dico sempre quattro o cinque giorni dopo, anche se ogni tanto li trasformo in otto o dieci.
Uscendo incrocio un infermiere che scende da una macchina accompagnando una ospite della struttura. La signora è in pigiama e sembra un po? infreddolita. Abbasso lo sguardo, e vedo che ha delle scarpe invernali: sarÃ* anche matta, ma non è scema. Da sotto i pantaloni del pigiama ne spuntano fuori almeno un altro paio. Si è messa quel che aveva e ha tentato la fuga. L?infermiere sorride ed è di buon umore e le parla di una tazza di brodo caldo e le mette il proprio giaccone addosso. Sembra primavera.

Ritornato a casa di mia suocera, prelevo la mia adorata mogliettina e ci rimettiamo in carreggiata per tornare a casa. Il traffico è misera cosa e ascoltiamo un po? la radio.
A casa si mette a leggere, mentre io mi spaparanzo sul divano. Sono circa le tre e mezza del pomeriggio. Verso le quattro mi sveglio sdraiato sotto due coperte con la gattoconsorte acciambellata attorno alla mia testa e il gatto acciambellato attorno ai miei piedi. Mi riaddormento sereno anche se sono sicuro del torcicollo in arrivo.
Ci svegliamo senza torcicollo e ci coccoliamo. Nulla di malizioso, ma nemmeno di amichevole. Le classiche coccole di una coppia. Uniche, anche se simili a quelle di una qualsiasi altra coppia.
Dopo poco il gatto s?inframmezza e pretende la sua razione di attenzione. E una bella badilata di cibo nel suo piatto tre minuti dopo.
Telefonata di rito di mia moglie alla madre prima di cena. E telefonata di rito a una nostra cara amica. Il nuovo tizio che ha conosciuto non le ha ispirato particolare simpatia, quindi la telefonata è stata lunga e ricca di particolari. Particolari, ovvio, che ha me non è dato conoscere.
Dopo cena siamo di nuovo sul divano. Le Feste ci lasciano sempre esausti. Mi chiedo come riusciremo a tirare sino alla Befana di questo passo lento.

In realtÃ* abbiamo rallentato per goderci la tranquillitÃ* momentanea. Credo faccia bene, almeno saltuariamente, avvertire la tranquillitÃ* delle piccole gioie e dei piccoli gesti e delle piccole frazioni di serenitÃ* che il Destino concede di vivere.
?Eh? Ho spruzzato troppa morbida e dolce panna sul finale del post.
Riprovo il finale:
Il gatto sulla sua poltrona qui accanto russa. Ecco, questo è il finale reale per una domenica così. Un gatto sovrappeso che russa sulla sua poltrona. In fondo è l?ispiratore del mio pseudonimo in rete. Gran bella bestia. E a proposito di bestie: concordo con l?Orfei che l?altra sera ha detto in televisione (così mi hanno riferito) che tutti i suoi animali sono delle brave persone o qualcosa del genere. Mitica (io credo che i suoi animali stiano decisamente meglio di quelli destinati alla mia tavola).

London dude
28-02-2005, 21:44
Hhmmmm, ok.
http://www.webchapter.it/smiles/happy5.gif

harleyindiano
01-03-2005, 00:09
Esaurito, stai esaurito di brutto....avessi almeno la motohttp://www.webchapter.it/smiles/byby.gif

Ho letto i tuoi post precedenti, me pari npoco stranohttp://www.webchapter.it/smiles/tic.gif